Nel segreto del Padre
Ci lasciamo prendere per mano da san Giuseppe, mani sicure e affidabili, per entrare nel segreto della sua vocazione. In un tempo come il nostro, attraversato dalla piaga della pandemia, tutti abbiamo bisogno di un supplemento di paternità. È una domanda forte.
L’abbraccio paterno è proprio ciò di cui abbiamo bisogno, cerchiamo un supplemento abbondante dell’abbraccio e della vicinanza di Dio. È una intuizione dello Spirito quella che è sorta nel cuore del nostro vescovo, Papa Francesco, di affidare quest’anno in modo speciale alla cura di san Giuseppe.
Entriamo nel segreto della paternità di san Giuseppe. La parola dell’evangelista Matteo: «Il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà».
Giuseppe è proprio l’uomo visitato nel segreto; è l’uomo benedetto dallo Spirito nel segreto: tutti i passi di Giuseppe, il suo continuo levarsi e mettersi in cammino, il suo custodire saggio e discreto, è frutto di un segreto, un’intima percezione della visita dello Spirito nel silenzio.
Vorrei che con feconda dolcezza iniziassimo a meditare, a entrare nella preghiera, con accanto san Giuseppe ripetendo più volte la frase: «Il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà».
Da una parola che scende nell’anima, che ci consoli! È una parola che rinnova la nostra paternità, ci ricostituisce padri, ci fa sentire figli grati.
Giuseppe nei suoi sogni e nella sua familiarità con lo Spirito Santo ha cominciato a custodire, a fuggire e a tornare, a rimanere nella ferialità di Nazareth, solo perché l’esercizio continuo della sua paternità attingeva da una storia segreta, da uno spazio intimo, segreto, inspiegabile, ma lucidamente percepibile, di un dialogo sereno del Padre con un figlio.
Ognuno di noi possa percepire la gratitudine commossa di essere figlio, sulle spalle del Pastore bello. Siamo quella pecora smarrita, che dall’alto delle spalle del Cristo risorto, sente Gesù che sussurra: il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà.
La paternità di Giuseppe ha così la sua radice nel segreto del Padre. Sì, san Giuseppe, dal momento in cui i suoi sogni lo hanno collocato in cielo, ha fatto diventare familiare nella sua coscienza, la grandezza ampia della paternità di Dio. Nel segreto ha capito che non poteva fare a meno di rendere visibile quella paternità che ha sostanza di Paradiso, di Cielo, di amore grande: ogni paternità spirituale può toccare la paternità del Cielo.
La nostra paternità sa di Paradiso, ha a che fare con un’ampiezza, una grandezza che ci supera e che ci rende capaci di abbracciarla e di esprimerla.
Vi invito a prendere il testo di San Paolo agli Efesini 1, 3-6.
Questo testo ci conduce proprio nel segreto della paternità del Padre. Ognuno di noi, nel silenzio, provi ad elencare e a contemplare come lo Spirito ci ha fatto vedere dal vivo, fin dal fonte battesimale, ogni benedizione spirituale.
Ci sono fatti, episodi, spazi, tempi, dove queste benedizioni hanno dispiegato la paternità di Dio. Quelle benedizioni ci hanno plasmato, ogni benedizione spirituale ha dato sostanza alla nostra paternità.
La nostra paternità ha così le stesse caratteristiche di quella di san Giuseppe. Nel segreto della paternità del Padre ci ritroviamo così a cogliere le caratteristiche di questa paternità: essa è santa e immacolata!
Giuseppe, con i piedi dentro il Cielo, consapevole di una continua benedizione dall’alto, è stato davanti a Maria, davanti al Figlio, davanti al popolo, a Gerusalemme e a Nazareth, santo e immacolato.
Qui entriamo nel segreto della paternità del Padre.
Essere un padre nella santità significa fare in modo che tutti gli spazi occupati dalla nostra vita siano riempiti dalla presenza di Dio. San Giuseppe non ne ha potuto fare a meno. Se ritroviamo in lui un’ansia permanente, potremmo dire così, è che non ci fosse nulla della sua paternità, estranea alla presenza di Dio.
Nel cuore della Quaresima ci farà bene condividere tutti gli spazi che attraversiamo; i nostri affetti, le nostre relazioni, gli ambiti che attraversiamo, gli spazi che fisicamente abitiamo, le parole che pronunciamo. Posso dire che siano occupati totalmente da Dio? La mia paternità ha le caratteristiche della santità? Ci sono spazi affettivi, situazioni in cui Dio fa ancora fatica ad entrare? Rischio di collocare la mia paternità fuori dal Cielo.
Il correre di san Giuseppe da Maria, il correre verso Betlemme, verso l’Egitto, il portare il bambino nel Tempio, il cercarlo dopo tre giorni a Gerusalemme, era mosso solo dal desiderio che non ci fosse neppure un frammento di vita estranea alla benedizione spirituale del Cielo.
Uno spazio santo, una paternità dove ogni spazio esistenziale è denso di Spirito Santo.
Sentiamo affascinante la chiamata di riempire di Dio ogni giorno di più gli spazi della nostra vita. Ogni giorno di più santi nell’Amore. Una paternità svuotata di Dio è una paternità inutile.
Mentre ripercorriamo nella memoria grata ciascuna delle benedizioni spirituali ricevute da sempre nella nostra vita, facciamo anche memoria degli spazi ancora troppo vuoti di Dio; magari è solo uno, intimo, tenacemente ancora senza Dio Padre, permettiamo che la misericordia paterna abbracci quello spazio e la nostra paternità torni gioiosamente ad essere santa. Sia di nuovo la nostra paternità proprietà di Dio. Liberiamo gli spazi occupati da una paternità mondana, troppo piena di noi stessi, dei nostri progetti, dei nostri idoli.
La paternità immacolata, infine, ha a che fare con le azioni. La paternità santa offre un terreno fecondo per azioni immacolate. Ogni atto paterno di san Giuseppe è immacolato: l’intenzione immacolata è quella che lascia fuori dalla porta ogni interesse, ogni utile, ma fa della paternità un servizio senza guadagno, disinteressato.
Mentre si genera, ci si ritira, si perde. Una santità immacolata ci fa indietreggiare, sparire come san Giuseppe, perché le sue azioni paterne rendono visibile solo l’intenzionalità del Padre, del Cielo. La paternità immacolata ci consentirà di mettere in atto azioni semplici, feriali, umili, trasparenza del modo di agire di Dio.
Sarà bello, mentre facciamo memoria di ogni benedizione spirituale, mettere in fila le azioni quotidiane del nostro vivere. Esse spesso si ripetono, diventando anche schiave di ritmi monotoni e stanchi, ma necessitano di essere purificate, di tornare immacolate, ricche del pensiero del Padre.
Vi auguro di sperimentare la dolcezza del Padre che nel segreto vi ricompenserà!