San Giuseppe
"CON CUORE DI PADRE" l'anno dedicato a San Giuseppe
"Con cuore di Padre" Dalla Cappella del Vicariato di Roma, in preparazione alla festa di S. Giuseppe, nell'anno a Lui dedicato, offriamo la terza meditazione del Cardinal AngeloDe Donatis. Buon ascolto!
La paternità con lo Spirito
Vi invito anche oggi a ripetere nel cuore una frase della Scrittura, l’espressione che Giuseppe e la Madre si sono sentite dire dal Figlio nel Tempio di Gerusalemme: «Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Credo che Giuseppe lì abbia ricevuto la consapevolezza nuova della sua originale paternità. Sì, potrò essere padre custode di questo Figlio Unigenito, se con Lui entro nelle cose del Padre.
Il Figlio sta indicando la via della paternità. Entrare nelle cose del Padre è la via per rimanere padre. Queste “cose” del Padre hanno a che fare con quella creatività dello Spirito che viene a plasmare ognuno di noi: ciascuno di noi è un frammento prezioso del volto paterno di Dio. Giuseppe sapeva bene che le “cose del Padre” che lo coinvolgevano, gli permettevano di comprendersi, di configurarsi alla sua volontà, di ricevere identità.
Occorre, urge una familiarità con lo Spirito: Lui solo sa donarci l’intelligenza delle “cose del Padre”.
Entrare con lo Spirito nelle “cose del Padre” significa essere accompagnati a trovare oggi la via per dare forma visibile e concreta alla nostra paternità.
Vi invito a leggere e meditare un testo della lettera ai Galati: «O stolti Galati, chi vi ha incantati? Proprio voi, ai quali fu rappresentato al vivo Cristo Crocifisso! Questo solo vorrei sapere da voi: è per le opere della Legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver ascoltato le parole della fede? Siete così privi di intelligenza che, dopo aver incominciato con lo Spirito, ora volete finire nel segno della carne? Avete tanto sofferto invano? Se almeno fosse invano! Colui dunque che vi concede lo Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della legge o perché avete ascoltato la parola della fede?» (Gal . 3, 1-5).
Il testo ci esorta alla conversione: rimanere nelle cose del Padre, non distrarci e finire nel segno della carne, lontani, estranei alle cose dello Spirito.
Il silenzio di san Giuseppe è generativo, fecondo proprio perché nell’ombra dello Spirito Santo. San Giuseppe – dice Papa Francesco nella lettera apostolica Patris corde – è un padre dal coraggio creativo. Il coraggio creativo nello Spirito Santo è quel coraggio del Padre che sa «trasformare un problema in un’opportunità anteponendo sempre la fiducia nella Provvidenza».
Giuseppe è stato così aiutato nel Tempio di Gerusalemme a rileggere la sua paternità nel segno dello Spirito Santo. Solo entrando nelle cose del Padre, si diventa capaci di introdurre un figlio nella storia dove Dio è protagonista. L’essere nelle cose del Padre ci allontana da ogni sterile protagonismo.
Sì, se non entriamo da padri nel segreto dello Spirito rischiamo di essere padri protagonisti. L’assenza dello Spirito non favorisce lo spazio alla paternità, ma solo alla propria sterile onnipotenza.
Giuseppe ha dimorato nello Spirito, ciò gli ha consentito di rimanere padre. Evitiamo di tornare nel segno della carne, rimaniamo a disposizione di padri abitati dallo Spirito Santo.
L’essere nelle cose del Padre ci permette di vivere in un reale oblio di noi stessi, in una serena e ferma castità. Il padre è casto perché sa dimenticare il suo spazio e tenacemente casto, nelle cose del Padre, sarà padre autentico, fermo e silenzioso.
Rimanere nel segreto dello Spirito è l’ambiente che permette di rendere visibile una paternità casta e umile, fuori da questo spazio saremo abitati dall’orgoglio che tende a possedere.
Il padre che rimane nel segreto dello Spirito sa affidarsi a Dio, sa consegnare continuamente l’opera della sua paternità. Lo Spirito apre san Giuseppe a questa dinamica: la paternità va offerta, se non si offre si trasforma in egoismo infecondo.
Rimanere nel segreto dello Spirito, nelle cose intime del Padre diventa la vera via che ci consente di condividere davvero la ricchezza e la debolezza dei nostri figli. La partecipazione nello Spirito alla vita degli altri alimenta la nostra castità, la nostra libertà, la nostra umiltà. Siamo inviati agli altri perché si incontrino con la salvezza.
Tale incontro richiede un’umanità integra, quella di padri sani, forti, sicuri nello Spirito. Essere nelle cose del Padre, essere nel segreto dello Spirito è lo spazio per un’umanità pulita, dove si esalta il bene. Gli altri hanno diritto di incontrare uomini, padri completi, che trasudano le cose dello Spirito.
Entrare sempre con più coraggio creativo nelle cose del Padre significa rendere visibili le risorse buone della nostra umanità e ciò ci renderà padri affidabili.
San Giuseppe, senza alcuna parola, ci offre l’esempio nel Vangelo di uomo giusto, pieno di Spirito Santo, perché si offre totalmente, non a metà. L’offerta di se stesso è integra, totale e ciò prende poi forma nel continuo sognare, alzarsi, accompagnare, consegnare, cercare e abitare.
Tutta la vita, se nel segreto dello Spirito, sarà dono e non ci sarà nessun frammento di se stesso fuori dal dono gratuito.
L’essere nello Spirito garantisce la perseveranza dell’offerta, dell’oblazione di se stessi.
Essere nello Spirito ci consente di metterci da padri nelle mani della Chiesa. Consegnandoci renderemo a tutti il servizio di vedere dal vivo, reali, dichiarabili le cose del Padre.
Ricordiamoci, carissimi, che nel segreto dello Spirito la cosa più grande è che potremo gustare la dolcezza della nostra paternità.
Il segreto dello Spirito ci fa assaporare la bellezza della vocazione ricevuta: vorrei invitarvi ad entrare nel segreto dello Spirito, farvi accarezzare nella dolcezza della vostra paternità, gustare la luce della vostra casta paternità, rinnovare il vostro sì al Padre sentendone la sua tenerezza misericordiosa.
Entriamo nel segreto e il Padre ci ricompenserà. Ci farà sentire la gioia di ciò che siamo e che ci fa stare già ora nell’eternità dolce e serena, abbracciati dal Padre, davanti al volto mite e festoso di Cristo, abitati per sempre da questi segreti dello Spirito che abbiamo sussurrato ai nostri fratelli e alle nostre sorelle, nella dolcezza silenziosa e feconda della nostra paternità.