06 maggio 2024 - 🕑 7 minuti di lettura
Seminario sulla direzione spirituale
a servizio dell’accompagnamento vocazionale
2-5 aprile 2024
Il tema di quest’anno era sull'ascolto e il tempo dedicato all'altro.
Come al solito le giornate iniziavano con una Lectio Biblica, a cura di sr. Francesca Balocco, ssd Guida di Esercizi Spirituali, il cui tema dominante è stato LA FRETTA, declinata nei suoi tre aspetti: La fretta ospitale, la fretta liberante e la fretta sapiente.
La fretta buona ci spinge sempre verso l’alto, quella non buona, invece, ci porta a vivere superficialmente, a prendere tutto alla leggera, senza impegno né attenzione, senza partecipare.
1. La Fretta ospitale (Genesi 18, 1-15; Luca 10,38-42)
Accelerare per avere più tempo è diventato l’imperativo della nostra vita. Ma questa epoca dell’affanno ci rende ansiosi, stressati, disorientati (B. Chul-Han) è stato il tema trattato dalla professoressa Lucia Vannini che, riprendendo in pensiero di Benedetto XVI, ha confermato che il progresso tecnico ha reso la vita dell’uomo più confortevole, ma anche più concitata e a volte anche convulsa. Le città sono quasi sempre rumorose, le persone sono immerse in una dimensione virtuale, a causa di continui messaggi; i più giovani, che sono nati in questa condizione, sembrano voler riempire di musica e di immagini ogni momento vuoto, quasi per paura di sentire, appunto, questo vuoto. Alcune persone non sono più capaci di rimanere a lungo in silenzio e in solitudine.
Del DISCERNIMENTO come un’arte si è occupato don Giuseppe Toffanello, un’arte forse per troppo tempo dimenticata ma che è qualcosa di essenziale per la nostra vita. È un’arte indispensabile quando si vuole diventare donne e uomini pienamente realizzati e consapevoli di ciò che siamo e che abbiamo voluto essere.
- È la comunità che svolge un ruolo molto importante nell'accompagnamento dei giovani, ed è la comunità intera che deve sentirsi responsabile di accoglierli, motivarli, incoraggiarli e stimolarli, guardandoli con comprensione, stima e affetto, senza giudicarli continuamente o esigere da loro la perfezione che non corrisponde alla loro età. Le qualità che, secondo i giovani, un accompagnatore dovrebbe possedere sono:
- essere un cristiano fedele, impegnato nella Chiesa e nel mondo;
- essere in continua ricerca della santità;
- essere un confidente che non giudica, che sa ascoltare i bisogni dei giovani e dare risposte adeguate;
- essere pieno d’amore e di consapevolezza di sé, riconoscere i propri limiti ed essere esperto delle gioie e dei dolori della vita spirituale.
Di primaria importanza è il riconoscimento della propria umanità, capaci di sbagliare, persone non perfette, ma peccatori perdonati.
Del SILENZIO ORANTE ha parlato la dottoressa Claudia Ciotti dell’Istituto Secolare “Figlie Regina degli apostoli – FRA” ripercorrendo la vita della fondatrice del proprio Istituto, Elena da Persico.
Il discernimento utile per riconoscere la propria vocazione è un compito che richiede spazi di solitudine e di silenzio, perché si tratta di una decisione molto personale che nessun altro può prendere al nostro posto. Questo silenzio non è isolamento ma un discernimento orante che richiede di partire da una disposizione ad ascoltare: il Signore, gli altri, la realtà stessa che sempre ci interpella in nuovi modi. Solo chi è disposto ad ascoltare ha la libertà di rinunciare al proprio punto di vista parziale e insufficiente per essere realmente disponibile ad accogliere una chiamata che rompe le sue sicurezze ma che lo porta a una vita migliore, perché non basta che tutto vada bene, che sia tranquillo.
- Quando si deve discernere sulla propria vocazione occorre porsi le seguenti domande:
- Io conosco me stesso, al di là delle apparenze e delle mie sensazioni? So che cosa dà gioia al mio cuore e che cosa lo intristisce?
- Quali sono i miei punti di forza e i miei punti di forza?
- Come posso servire meglio ed essere più utile al mondo e alla Chiesa?
- Qual è il mio posto su questa terra?
- Cosa potrei offrire io alla società?
- Ho le capacità necessarie per prestare quel servizio, o potrei acquisirle e svilupparle?
- La grande domanda però non è Chi sono io? ma Chi sono io? e la risposta è Tu sei per Dio e lui ha voluto che tu sia anche per gli altri, e ha posto in te molte qualità, inclinazioni, doni e carismi che non sono per te, ma per gli altri. (FRANCESCO, Christus vivit, 283-28).
Dell’importanza della “REGOLA” e delle regole ha parlato sr. Renata Vincenzi, docente di Teologia spirituale, a Verona.
La tradizione della “Regola” ha accompagnato il costituirsi di tutte le comunità di vita consacrata. In essa c’è un patrimonio di grande valore come si può evincere dalla lettura e meditazione delle Regole di sant'Agostino, san Benedetto, san Francesco e di tutti i fondatori di comunità di vita consacrata.
Nella mia regola di vita, ha affermato, devo in qualche modo descrivere, scrivere, fissare, come la mia vita diventa ordinata entro certi ritmi di riferimento dell’Eucarestia. Il riferimento all'Eucarestia è fondamentale, costante, essendo la vita cristiana progressivo disporsi come “offerta del corpo” per adeguare il senso del proprio essere battezzati in Cristo Gesù, cioè, immersi in Lui.
I ritmi della preghiera sono fondamentali perché la nostra vita diventi la nostra propria vita di fede e perciò di preghiera, in cui riferimento è il Salterio. Quando la mente concorda con la voce, questo fa sì che la giornata abbia un ritmo.
Il ritmo del tempo. Se la giornata non ha un ritmo, si slava. Oggi la vita è articolata ma nella sua scansione ci devono essere dei momenti forti, generativi e una lunga pazienza di tempi di lavoro, fatica, applicazione insieme a momenti creativi della gratuità. Una regola di vita non è una gabbia ma deve raccontare della disponibilità all'imprevisto, soprattutto nel servizio degli altri, che arriva sempre imprevisto.
IL pellegrinaggio: ESPERIENZA DI LENTEZZA
Il Seminario è proseguito con il pellegrinaggio al Santuario della Madonna della Corona, caro a Giovanni Paolo II, in cui si recava per pregare per le vocazioni. L’esperienza del pellegrinaggio è un’esperienza di spiritualità personale, ma anche di massa, perché ognuno porta con sé la propria storia, la propria fede, luci e ombre della propria vita. Qui ci ha accolti il Rettore del Santuario, sacerdote di grande cultura, spiritualità e conoscenza degli uomini di oggi. Ci ha fatto toccare con mano come, nella sua quotidianità, si trova a contatto con uomini e donne di ogni età, popolo, religione e stili di vita ed è chiamato a intercettare i propri bisogni inespressi e dare loro una risposta adeguata, con i loro linguaggi, tralasciando per lo più schemi, programmi, ecc. Il camminare lento invita alla preghiera, alla riflessione e necessità di revisione della propria vita, alla gioia della condivisione con gli altri del desiderio di incontrarsi con Dio.
Paola Gambino