Iconografia
“…Quando vedrai Colui che non ha corpo divenire uomo per te, allora puoi rappresentare il Suo aspetto umano. Quando l’invisibile, rivestitosi di carne, diviene visibile, allora rappresenta l’immagine di Colui che è apparso…”
(S. Giovanni Damasceno)
Voglio condividere con voi la bellissima e arricchente esperienza vissuta a fine febbraio partecipando a un corso di iconografia a Caravaggio (BG), ospite delle suore Adoratrici del SS. Sacramento.
L’esecuzione di un’icona avviene in un clima di raccoglimento, con momenti di approfondimento che attingono al grande patrimonio spirituale della Chiesa. Un’icona non è un semplice ritratto o un’opera d’arte da esporre in un museo… La scrittura dell’icona è innanzitutto un’esperienza di preghiera: tutto è pensato come a un “incontro” col divino.
L’iconografo è accompagnato dallo Spirito Santo che viene invocato come il “Re celeste,
Consolatore, Spirito di verità”, ovunque presente e che riempie ogni cosa.
Con l’Annunciazione, Dio si è incarnato in Maria SS., e così, facendosi uomo, noi lo possiamo rappresentare.
La Parola già scritta viene riscritta dall’iconografo: ecco perché non si dice che l’icona è pitturata, ma “scritta”. Attraverso di essa si legge una verità di fede già acquisita nelle Sacre Scritture.
Questo avviene, come dicevo, in un clima di silenzio e raccoglimento. L’iconografo si rivolge a Dio come al “Divino Maestro”, artefice di tutto il Creato, perché possa illuminare lo sguardo dei suoi servitori e governare le loro mani affinché degnamente e con perfezione possano rappresentare la Sua immagine per la gloria, la gioia e la bellezza della Chiesa. Non è lui che crea un “suo” personaggio, ma Dio! Occorre, cioè, lasciarsi “scrivere” dal Signore, svuotarsi del proprio “io”, non partire da sé stessi, ma avere uno sguardo aperto a ciò che il Signore vuole rivelare.
Nell’icona ogni cosa ha un significato simbolico: dalla tavola di legno (riporta alla culla e alla Croce di Gesù) ai colori (per esempio l’oro rappresenta la Santità di Dio), dalla postura all’emulsione all’uovo per le tempere (che indica la Pasqua, cioè la vita nuova in Cristo).
Durante questa settimana ho scritto, assieme ad altri nove compagni, l’icona della Madonna della tenerezza di San Salvatore in Chora.
Tutta l’esecuzione è avvenuta attraverso un percorso spirituale: dopo aver riportato l’immagine, abbiano creato le parti in oro (aureole), che rappresentano la Santità di Dio e l’eternità.
Poi siamo passati alla campitura: abbiamo coperto col colore più scuro i volti e gli abiti dei soggetti: questo passaggio simboleggia la “discesa agli inferi”, abbiamo fatto, cioè, l’esperienza del peccato.
Ogni creatura, però, è redenta da Cristo e destinata alla vita per sempre.
Come figlio/a di Dio è chiamato a divenire sempre più simile a Lui, a far trasparire la luce del Suo Spirito: ecco che allora abbiamo fatto emergere pian piano questa luminosità con diversi schiarimenti (colori man mano sempre più lucenti).
L’ultima cosa che si pone sull’icona sono le “cifre”, ossia i nomi abbreviati in greco di chi è raffigurato, e nel momento in cui sono scritte, in essi scende la presenza reale.
L’ultimo giorno c’è stato il rito di benedizione, e ci è stato spiegato dall’insegnante che, dal momento in cui un’icona viene benedetta, non appartiene più all’autore (ecco perché non sono firmate!), ma fa parte della Chiesa: essa viene scritta per essere pregata, si deve “riempire” della vita della Chiesa e delle nostre preghiere!
Tutto questo percorso è stato per me una nuova scoperta!
Il messaggio principale che porto nel cuore è che ognuno di noi, come battezzato, è chiamato ad essere un’icona di Cristo per il mondo attraverso il dono dello Spirito, e ogni persona che incontriamo, come figlio di Dio, è anch’essa una Sua icona, un ‘icona “sacra”!
Lo Spirito Santo, “divino iconografo”, mi aiuti a custodire gli insegnamenti ricevuti: aver sempre la consapevolezza della grande dignità alla quale sono chiamata e saper guardare con occhi “nuovi” ogni fratello e sorella che incontrerò nel mio cammino!
Maria Bellati