Convegno Ciis
6 ottobre 2023 - 🕑 7 minuti di lettura
Convegno Ciis – Sicilia 01-03 settembre 2023
NEL MONDO MA NON DEL MONDO
La radicalità evangelica nella secolarità
Anche quest’anno si è fatto il convegno CIIS regione Sicilia con il tema: “Sequela radicale di Cristo e Secolarità consacrata”. Un tema che ci interroga sempre per approfondire la nostra vocazione di persone inviate nel mondo per essere sale e luce, lievito che fa fermentare di bene evangelico il mondo intero.
Nei giorni del Convegno ci ha accompagnati Maria, la Madre che ha dedicato la sua vita alla Missione del Figlio, e ci ha aiutati a prendere coscienza dei doni di Dio e di quello che possiamo fare nella Chiesa e nel mondo per il compimento del progetto di Dio.
Riporto in sintesi la tematica “Nel mondo, ma non del mondo”. La radicalità evangelica nella secolarità, svolta da un membro dell’Istituto Secolare “Volontari di Don Bosco” (Pina B.), che ci ha mostrato come vivere la nostra vita di consacrate sulle strade del mondo. Oggi, come ci dice Papa Francesco, non è tanto il tempo dei discorsi persuasivi e convincenti; è soprattutto il tempo della testimonianza».
Paola Gambino
Quante volte abbiamo sentito ripetere le frasi di questo titolo: Siamo nel mondo, ma non del mondo – La radicalità evangelica nella secolarità. Certamente moltissime, tanto, forse, da farle diventare “frasi fatte” che non “graffiano” più il nostro cuore, tanto da farlo palpitare!
Vorrei provare con voi a sondare le motivazioni che in tanti casi in questi ultimi tempi hanno spinto noi, i nostri gruppi, i nostri Istituti ad adagiarsi e, forse, a perdere di vista la ragione per cui siamo nati. Qualcuno dà la colpa alla pandemia che ci ha costretti a chiuderci, per cui ora risulta difficile riprendere il ritmo. Papa Francesco ci parla di Chiesa in uscita, ma forse le sole cose che siamo riusciti a far uscire sono le statue dei santi per riprendere le processioni!
Se vogliamo essere sinceri dobbiamo riconoscere che il contagio pandemico, quello vero, che ci ha colpito è qualcosa di più profondo, che mina alla radice la nostra vocazione alla secolarità consacrata. Abbiamo fatto affievolire il fuoco dello Spirito Santo che ci aveva “inventato” nella Chiesa!
ABBIAMO BISOGNO DI CONVERSIONE! Sì, riprendere in mano la nostra vita e lasciarci convertire a Dio che si è mostrato in Cristo; un Dio incarnato che ci invita ad essere discepoli e apostoli appassionati; pronti, piuttosto che a lamentarci per la situazione del mondo “che si sta allontanando da Cristo” o che “sta cadendo a pezzi”, a chiederci: che facciamo? Dov’è il fuoco che ci ha spinte ad incamminarci in questa avventura? Dov’è finita quella fiamma che brucia e trasforma e che ci ha dato il coraggio di lanciarci in pieno mondo?
Se scopriamo che la nostra vita ha perso mordente e tutto si è trasformato in una routine, bisogna semplicemente partire da noi stessi, deciderci per un cambio profondo e tornare a lasciarci “toccare” e bruciare dallo Spirito Santo che ha suscitato attraverso i nostri fondatori la nostra vocazione. Ciò di cui abbiamo bisogno è entrare in un cammino nuovo e antico nello stesso tempo: il cammino di Cristo incarnato, per stare accanto alla gente, senza imporre come se fossimo i “primi della classe”, ma per cercare, umilmente, di INCONTRARE i nostri fratelli e provocare esperienze che permettano di scoprire il volto di Dio. È quello che Gesù ha fatto e che leggiamo nel Vangelo. Francesco: “Non perdete la vostra vulnerabilità, siate come tutte le altre persone”.
Siamo chiamate ad essere vicini alle persone comuni, ad essere vulnerabili come loro.
“Essere nel mondo, ma non del mondo”: cosa vuol dire per noi? Come il Signore vuole che viviamo la radicalità evangelica nella secolarità?
Proviamo ad andare alla radice di queste domande, non tanto per dare delle risposte – che ognuno dovrà trovare nel profondo di se stesso – quanto forse per provare ad interrogarci ulteriormente per lasciarci “graffiare il cuore”, scuoterci e dare più colore alla nostra bella e preziosa vocazione.
Ho riflettuto e pregato in questi giorni, pensando al nostro incontro e mi pare di aver individuato il cuore della nostra secolarità consacrata nell’ESPERIENZA DELL’INCONTRO, nella CULTURA DELL’INCONTRO.
Incontro con Cristo, che ci chiama, ci converte, ci invita ad imitarlo e ci invia ad essere missione in quel mondo che Lui ama.
E noi? Se ci siamo veramente incontrati con Lui, dobbiamo essere disposti a lasciarci convertire dalla sua Parola, dal suo lieto annunzio, per poterlo proclamare più che con le parole, con la vita, con la testimonianza tra la gente. Incontrare Gesù porta ognuno di noi a fare come Lui e incontrarlo negli altri. Non possiamo essere “parolai del Vangelo”: la Parola si vive, si manifesta, si fa gesto concreto che porta una speranza nuova. E noi sappiamo quanto l’uomo di oggi abbia bisogno di speranza! L’incontro con Lui ci porta ad essere Vangelo vivente, che ci apre a cose nuove, che ci spinge ad uscire, ad abbandonare la paura che qualcuno possa toglierci la tranquillità della nostra routine.
Incontro con il mondo, che siamo chiamati a conoscere, amare, permeare del profumo di Cristo.
“Incontrare” non è un semplice “incrociare” qualcuno, ma un andare incontro deliberatamente, lasciandosi coinvolgere e andando in profondità nella relazione.
“Essere nel mondo, ma non essere del mondo”: quante volte ce lo siamo detto! Ma cosa è questo mondo con il quale non dobbiamo confonderci? Vorrei partire da una frase biblica: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito…Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”. (Gv 3,16-18)
È il mistero dell’Incarnazione. Dio guarda il mondo con amore e ci invita a fare lo stesso.
I due incontri, quindi, non sono “separati”, ma interdipendenti.
SIAMO SECOLARI
Papa Francesco ci dice: «La secolarità consacrata è segno profetico che esorta a rivelare con la vita più che con le parole l’amore del Padre, a mostrarlo quotidianamente sulle strade del mondo. Oggi non è tanto il tempo dei discorsi persuasivi e convincenti; è soprattutto il tempo della testimonianza» (Papa Francesco, 2 febbraio 2022).
Queste parole di Papa Francesco ci chiariscono un aspetto importante della nostra vocazione: non si tratta semplicemente di essere nel mondo e “operare” nella società, facendo delle attività, ma del COME guardiamo il mondo e di come ci confrontiamo con esso; si tratta del nostro modo di ESSERE: “RIVELARE CON LA VITA PIU’ CHE CON LE PAROLE”, guardare il mondo con simpatia, non come qualcosa da cui fuggire, come qualcosa “malgrado il quale” vivo da cristiana e sono fedele, ma come la realtà da amare, come ha fatto Cristo che per esso ha dato la sua vita, come il luogo e lo strumento del mio cammino di santità!
Cerchiamo, allora, di essere nel mondo non come “corpi estranei”, come alieni che parlano un linguaggio incomprensibile all’uomo di oggi, ma come compagni di viaggio che cercano continuamente di sintonizzarsi con la realtà, pronti e docili a cambiare pur di entrare in sintonia con gli altri, senza rigidismi né schemi preconfezionati, perché l’amore è creativo.
Ecco il segreto della radicalità evangelica vissuta nella secolarità: amare con creatività, amare come Gesù, amare sempre, in ogni situazione e circostanza. Essere con amore! È difficile? Con Lui nulla è impossibile.
E in ogni caso, vale sempre la pena impegnare la propria vita per qualcosa di grande quale è la nostra vocazione.
Pina B.